Itinerario 04.03

04.03 Montaldo di Mondovì - Cappella di San Salvatore - Montaldo di Mondovì

Montaldo di Mondovì (740 m) - Case Molineri (924 m) - Cappella di San Salvatore (980 m) - Montaldo di Mondovì (740 m)

+240 / -240

Dislivello [m]

1:35

Tempo [h:mm]

5970

Distanza [m]

T 

Difficoltà

Tipologia

123456789101112

Periodo consigliato [mese]

Comoda passeggiata all'interno di freschi boschi di castagno, ideale in autunno e in primavera. L'itinerario passa a fianco di una zona carsica nella quale si aprono le più ampie doline idrovore presenti in Piemonte.

Carta schematica - Itinerario 04.03

Mappa su base CTR Piemonte

A Da Montaldo di Mondovì (740 m) a: Dislivello [m] Tempo [h:mm] Distanza [m] Difficoltà Segnavia
B Cappella di San Salvatore (980 m) +240 / -0 0:50 2840 T -
C Montaldo di Mondovì (740 m) +240 / -240 1:35 5970 T -

A Montaldo di Mondovì in località Canalot (740 m), poco prima del piccolo parco giochi, sulla destra, ha inizio una strada sterrata in salita. La si imbocca e si incontra quasi subito un pilone votivo con 6, alla base, una piccola fonte (purtroppo in stato di abbandono...). Dopo una breve ripida rampa la strada sale più dolcemente attraverso un bosco ceduo di castagno. In corrispondenza di un tornante verso destra della sterrata, si giunge ad un trivio: a sinistra si stacca un sentierino, mentre di fronte ha origine la pista forestale che verrà utilizzata come percorso di rientro.

Seguendo brevemente il sentierino sulla sinistra si incontra, in basso poco a destra del sentiero, una lunga costruzione rurale. Da una finestra della stessa è possibile osservare l'interno di un seccatoio, ancora in discreto stato di conservazione.

Originale la disposizione dei locali, che presentano un seccatoio nella parte centrale dell'edificio. Il seccatoio era solitamente una piccola costruzione isolata in muratura in pietra, a due piani, e tetto preferibilmente in lose; i due piani della costruzione erano separati da un graticcio in legno 4; Al piano superiore, sul graticcio, veniva disposto un primo strato di castagne con la loro buccia. I frutti venivano rivoltati più volte ed ogni 4/5 giorni veniva aggiunto un nuovo strato di circa quindici centimetri di spessore, fino ad uno spessore totale di 50/60cm. Al piano inferiore veniva acceso un fuoco di frasche, in modo da produrre poco calore ma molto fumo; la temperatura veniva controllata frequentemente e mantenuta costante. Il processo, che durava in tutto anche 30 giorni, terminava coprendo con teli le castagne e ravvivando il fuoco per l'essicamento finale.

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Si continua a salire lungo la sterrata lasciando, poco oltre sulla destra, una piccola costruzione. La strada attraversa altri castagneti 7, ora governati a ceduo ora a fustaia.

I boschi di latifoglie possono essere governati a fustaia o a ceduo. Nel primo caso le piante vengono fatte crescere e sviluppare al pieno delle loro potenzialità. Nel secondo caso i tronchi o i rami delle piante vengono tagliati regolarmente; quando i tronchi si tagliano vicino al terreno, dalla base (la "ceppaia") di ciascun tronco si sviluppano nuovi tronchi, più piccoli e meno ramificati (i "polloni").
Il castagneto da frutto è un bosco governato a fustaia, nel quale gli alberi sviluppano grossi tronchi molto ramificati, adatti alla produzione di castagne. Il bosco ceduo di castagno è invece sfruttato per ricavare legna da ardere o minuta legna da opera (in particolare paleria).

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Dopo un breve tratto quasi pianeggiante si ricomincia a salire, incontrando sulla destra i resti di una scapìta (ormai quasi crollata) e di un piccolo pozzo 5, verosimilmente costruito per captare una risorgiva.

La scapìta 3 era una piccola e semplice costruzione, realizzata sovente con 4 pareti costituite da un assito non portante in legno. Il tetto era generalmente in paglia e l'intera struttura molto spesso veniva appoggiata verso valle, a guisa di sostegno, ad un grosso albero. La sua principale funzione era quella di magazzino per il fogliame. In questo caso particolare è verosimile ipotizzare una copertura in paglia sia per il tetto che per le pareti laterali.

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Lasciato a sinistra il bivio in discesa con la pista sterrata che verrà utilizzata nel percorso di ritorno, si arriva ad incontrare un'altra strada a fondo naturale, in corrispondenza di Case Molineri, minuscola borgata con svariati ruderi ed un paio di abitazioni riattate.

Proprio alle spalle della borgata si apre la Bassa di San Salvatore, ampia depressione costituita da due ampie conche associate 8, il cui margine superiore è delimitato dalla spalla erbosa su cui sorge l'omonima cappella. Le due conche costituiscono il bacino di assorbimento di un importante sistema idrico ipogeo: le acque raccolte si infiltrano nel sottosuolo e, incontrato uno strato di roccia impermeabile, tornano alla luce nella risorgiva di Case Roà di Volpe, a monte del paese di Montaldo.
Nonostante le acque siano da tempo captate per uso potabile, abitazioni ed anche un campo da golf sono stati recentemente costruiti all'interno o nelle immediate vicinanze del bacino di assorbimento, con possibili rischi di inquinamento della sorgente a valle.

[Montagne nostre]

A questo incrocio si trascurano il tratturo che procede diritto in direzione di alcune stalle (strada privata) ed il ramo di destra della sterrata che si dirige verso la località Il Pul, ormai recintata ed occupata da un campo da golf. Si imbocca invece il ramo di sinistra della sterrata, che costeggia un'ampia conca pascoliva 2 dominata dall'alto dalla piccola Cappella di San Salvatore 1, un tempo in posizione dominante ed oggi inesorabilmente circondata dalle abitazioni. La carrareccia, dopo aver staccato una diramazione in discesa verso sinistra, termina in via San Salvatore, alle spalle del civico 28.
Il rientro avviene tornando sui propri passi fino a Case Molineri. Scendendo ancora per poche decine di metri si ritrova, ora sulla destra, una diramazione con una comoda pista forestale. La pista perde quota con alcuni tornanti, stacca nell'ordine una mulattiera sulla sinistra, due diramazioni verso destra e, con percorso in leggera discesa, raggiunge il trivio incontrato all'andata. Ci si immette dunque sulla strada sterrata utilizzata per la salita e, percorrendola a ritroso per pochi minuti, si torna al punto di partenza dell'itinerario a Montaldo di Mondovì in località Canalot.

Accessi

Da Torre Mondovì si risale la Valle Corsaglia fino a Montaldo dove, verso la fine del paese, si imbocca una stradina asfaltata sulla destra che scende alla località 'Canalot' (centro sportivo e bar). Lasciata l'auto presso il locale, si percorre la stradina ancora per alcune decine di metri fino quasi a raggiungere il piccolo parco giochi per bambini.

Note

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Pernottamento

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Cartografia

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Ultimo aggiornamento

Ultimo sopralluogo: Inverno 2013

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3 - I resti di una 'scapìta', edificio utilizzato in genere per lo stoccaggio delle foglie (2005)
3 - I resti di una 'scapìta', edificio utilizzato in genere per lo stoccaggio delle foglie (2005)
1 - La Cappella di San Salvatore (2005)
1 - La Cappella di San Salvatore (2005)
7 - Bosco di castagno (2005)
7 - Bosco di castagno (2005)
8 - Una delle due conche della Bassa di San Salvatore: al centro è visibile una dolina idrovora (2005)
8 - Una delle due conche della Bassa di San Salvatore: al centro è visibile una dolina idrovora (2005)
5 - Il piccolo pozzo per la captazione delle acque (2005)
5 - Il piccolo pozzo per la captazione delle acque (2005)
6 - Particolare del Pilone votivo in regione 'Canalot' (2005)
6 - Particolare del Pilone votivo in regione 'Canalot' (2005)
4 - Seccatoio (2005)
4 - Seccatoio (2005)
2 - Edificio rurale nella Bassa di San Salvatore (2005)
2 - Edificio rurale nella Bassa di San Salvatore (2005)