+1316 / -665
Dislivello [m]
+1316 / -665
Dislivello [m]
5:35 - 6:20
Tempo [h:mm]
15965
Distanza [m]
E •
Difficoltà
↷
Tipologia
La salita al Rifugio Morelli è lunga, ma non faticosa e abbastanza varia: dalla faggeta si passa al lariceto e si termina in mezzo a distese di macereti; durante l'ascesa si incontra il Lagarot di Lourousa, una piccola gemma turchese ai piedi dell'inconfondibile lingua di ghiaccio del Gelas di Lourousa. Raggiunto il Colle del Chiapous tra gli immancabili macereti, ci si cala piuttosto ripidi e sempre tra detriti nel Vallone della Rovina, avendo davanti agli occhi per tutta la discesa lo spettacolo offerto dall'invaso artificiale del Chiotas con il vicino Lago Brocan, quest'ultimo di origine glaciale; proprio in mezzo ai due specchi d'acqua, il Rifugio Genova Figari, meta di questa tappa. Assai interessante risulta l'attraversamento della Diga del Chiotas, con i suoi 130 metri di altezza, il cui coronamento è rimasto l'unica via escursionistica praticabile dopo che il bacino artificiale ha di fatto diviso in due il vallone.
Mappa su base © OpenStreetMap contributors, SRTM; map style © OpenTopoMap - licenza CC-BY-SA
A | Da Terme di Valdieri (1358 m) a: | Dislivello [m] | Tempo [h:mm] | Distanza [m] | Difficoltà | Segnavia |
---|---|---|---|---|---|---|
B | Lagarot di Lourousa (1971 m) | +622 / -9 | 1:55 - 2:10 | 5243 | E • | N08 | Via Alpina R142 | GTA |
C | Rifugio Morelli Buzzi (2351 m) | +1012 / -19 | 3:05 - 3:30 | 7957 | E • | N08 | Via Alpina R142 | GTA |
D | Colle del Chiapous (2533 m) | +1210 / -30 | 3:40 - 4:10 | 9565 | E • | N08 | Via Alpina R143 | GTA |
E | Bacino del Chiotas (1980 m) | +1215 / -593 | 4:55 - 5:35 | 13806 | E • | M09 | Via Alpina R143 | GTA |
F | Rifugio Genova Figari (2009 m) | +1316 / -665 | 5:35 - 6:20 | 15965 | E • | M09 | Via Alpina R143 | GTA » M08 | Via Alpina R143 | GTA » M08 | GTA |
(1) Esclusa la digressione al Lagarot di Lourousa.
Proprio di fronte al cancello dell'ingresso carrabile dell'Hotel Royal a
Terme di Valdieri
(1368 m)
2
una breve discesa asfaltata scende ad un ampio posteggio sterrato.
Lungo la discesa di accesso al posteggio, sulla destra, ha inizio il sentiero per il
Rifugio Morelli Buzzi
(segnavia N08, Via Alpina, GTA).
Con un breve tratto pianeggiante nel bosco, il sentiero si porta all'imbocco del
Vallone di Lourousa,
e attraversa il torrente su una lunga e stretta passerella in legno. Oltrepassato il
corso d'acqua, ci si trova subito su un'ampia e comoda mulattiera che risale il
versante destro orografico del vallone, all'interno di una fresca faggeta mista ad
altre latifoglie.
Con una infinita serie di tornanti, ma con pendenze mai faticose, la mulattiera
guadagna lentamente quota; quando la faggeta lascia il posto a larici e abeti bianchi,
il panorama si apre d'improvviso: alle spalle il
Monte Matto,
a destra il
Vallone del Valasco,
di fronte il
Corno Stella
con il
Canalone di Lourousa.
Con un lungo traverso in direzione sud-est ci si porta nel piccolo ripiano sede del
Gias Lagarot,
che si tiene a sinistra.
I larici si fanno qui decisamente più radi; attraversato il
pianoro, si sale una balza con qualche altro tornante e, lasciata una evidente
diramazione sulla destra, si raggiunge l'amena conca sede del
Lagarot di Lourousa
(1965 m, 1:55 - 2:10 ore da
Terme di Valdieri)
111213.
La traccia che si stacca sulla destra, in prossimità di un grosso larice presso un tornante verso sinistra del sentiero, è il vecchio tracciato che transita proprio lungo le sponde del soprastante Lagarot di Lourousa. Il percorso è ancora agibile, ma si raccomanda di seguire il sentiero principale per ridurre i fenomeni di erosione del suolo. Su un grosso masso a fianco del vecchio tracciato sono poste le troppe lapidi ed una croce in ricordo delle persone decedute sul Canalone di Lourousa.
Una risorgiva, tra prati e larici, forma in questa conca numerose limpide pozze e svariati ruscelli; l'acqua assume ora colorazioni turchesi, ora lattiginose, ora perfettamente trasparenti, rendendo questa località particolarmente suggestiva e ottimo luogo di sosta durante la salita. Il Canalone di Lourousa, chiuso tra il Monte Stella ed il Corno Stella, e solcato dal Gelas di Lourousa, fa da quinta all'ameno pianoro, mentre basta voltarsi all'indietro per ammirare l'imponente sagoma del Monte Matto.
[Alpi Marittime II, pp.53-54]
Il Gelas di Lourousa è una impressionante lingua di ghiaccio di circa 900 metri, con pendenze che variano dai 45° ai 50°. Salito in parte dal Reverendo Coolidge durante la prima ascensione dell'Argentera, è ancor oggi ambita meta alpinistica, seppur abbastanza pericolosa. Il suo toponimo deriva da una storpiatura di "lou rouse", che significa perlappunto il ghiacciaio. Il Bivacco Varrone, posto proprio ai piedi del canale, e ben visibile dai pressi del Lagarot per la sua colorazione arancione, è base di appoggio per le salite. Anche il Gelas di Lourousa ha subito negli ultimi anni, come buona parte dei ghiacciai alpini, un certa contrazione e di frequente, in estate, la lingua di ghiaccio si presenta decisamente più corta che nei secoli passati.
[Alpi Marittime II, pp.187-188]
[Sentieri Meraviglie Alpi Marittime, p.37]
Attraversando l'ampia conca prativa il sentiero spiana e lascia a destra prima il bivio con il vecchio tracciato (vedi nota sopra) quindi, poco oltre, la diramazione sempre a destra con il sentiero per il Bivacco Varrone (segnavia N09). Con due traversi, il primo verso destra, si supera una balza morenica, entrando in un ambiente marcatamente detritico, dove solo sparuti larici riescono a vegetare nei pochi angoli più riparati. Il sentiero prosegue in mezzo a macereti, ora su brevi tratti lastricati, ora su fondo acciottolato; supera un'ultima balza con diversi stretti tornanti quindi serpeggia tra grossi massi fino ai piedi del rifugio. Lasciato momentaneamente innanzi il sentiero per il Colle del Chiapous, si percorrono a sinistra le poche decine di metri che conducono al Rifugio Morelli Buzzi (2351 m, 1:10 - 1:20 ore dal Lagarot di Lourousa) 14.
È il più vecchio rifugio della sezione di Cuneo del CAI. Fu costruito nel 1931,
restaurato nel 1968 ed una seconda volta nel 2000.
È dedicato a
Giuseppe Costanzo Morelli,
morto il 6 gennaio 1928 sul Monviso durante
una violenta bufera di neve; in quella circostanza si prodigò fino all'ultimo
per assistere il compagno di cordata,
Guido Raballo,
anch'egli deceduto per assideramento.
In seguito, a Morelli venne associato il nome di
Alvaro Buzzi,
comandante dell'aeroporto militare di
Torino Caselle, promotore della ristrutturazione del rifugio, deceduto prematuramente
prima di poter assistere all'inaugurazione.
[Alpi Marittime II, pp.53-54]
Tornati sul sentiero principale, lo si segue verso sinistra (sud sud-est). Il sentiero s'innalza con parecchie svolte, dapprima su fondo detritico ma in buone condizioni poi, decisamente più malagevole, tra grossi blocchi e macereti (possibili in questo tratto passaggi tra massi franati) 15. Giunto nei pressi del valico il sentiero attraversa una piccola conchetta tenendosi sulla destra orografica ed infine raggiunge il Colle del Chiapous (2533 m, 0:35 - 0:40 ore dal Rifugio Morelli Buzzi) 41618.
In tutto il tratto che precede e segue il valico è possibile la presenza di neve anche a inizio estate.
Oltre il valico si entra nel
Vallone del Chiapous,
tributario del
Vallone della Rovina.
Il sentiero (segnavia M9, Via Alpina, GTA) traversa quasi pianeggiante tra colate di
sfasciumi sulla destra orografica di un'ampia valletta detritica
5.
Si ignora a destra la traccia (già segnavia N13) per il
Passaggio del Porco
e
l'Altopiano del Baus
(già segnavia N13). quindi si incomincia a scendere più ripidi
717,
tagliando a tornanti un pendio erboso.
Intorno a quota 2380 il sentiero compie un traverso verso sinistra (nord-est) e si
sposta sulla sinistra orografica del vallone; tratti detritici e tratti erbosi si
alternano durante il percorso, rendendo più o meno agevole il cammino.
Si prosegue con pendenze meno accentuate e lunghi tornanti finché, sempre
tenendosi sulla sinistra orografica, con strette svolte si supera il tratto più
ripido della discesa.
Un lungo traverso ed un paio di tornanti portano ad incrociare una vecchia strada di
servizio dell'ENEL, utilizzata per i lavori di costruzione della diga, ormai ridotta a
sorta di sentiero e quasi non più riconoscibile.
Attraversata la strada, si scende sempre fra detriti fino a ritrovare la stessa
vecchia rotabile poco più a valle (cartello indicatore su un masso).
La si segue verso destra, per alcune decine di metri: quando questa si biforca,
si prende il ramo di sinistra.
Il sentiero (o quel che resta della carrareccia) costeggia in piano le sponde
dell'invaso
8
e giunge al coronamento della
Diga del Chiotas,
una delle due dighe che chiudono il
Bacino del Chiotas
(1980 m, 1:15 - 1:25 ore dal
Colle del Chiapous).
E' d'obbligo perdere alcuni minuti per osservare l'imponente muraglia della diga, dove spesso stormi di gracchi alpini giocano con le correnti ascensionali che ivi si creano.
Il
Bacino del Chiotas
è chiuso dalle due dighe del Chiotas e del Colle di Laura. La
Diga del Chiotas,
ad arco-gravità
1,
è alta 130 metri ed ha un coronamento di 230 metri.
Il suo spessore varia tra i 37,5 metri alla base e i 5 metri alla cima. La
Diga del Colle di Laura,
più piccola, è a gravità massiccia con andamento rettilineo.
Ha un'altezza massima di 30 metri, con una lunghezza al coronamento di 70 metri.
Il
Bacino del Chiotas
ha una capacità utile di 27,3 milioni di metri cubi.
La
Diga della Piastra,
nei pressi di
Entracque,
è di tipo a gravità massiccia; forma l'omonimo
Bacino della Piastra,
lago artificiale lungo poco meno di 2 km e largo 300 metri,
con una capacità di 12 milioni di metri cubi, 9 dei quali utilizzabili per
il pompaggio.
Il
Lago della Rovina
funziona da serbatoio di "partenza" della centrale. Sistemato
con modeste opere di impermeabilizzazione, il lago di origine naturale
ha una capacità utile di 1,2 milioni di metri cubi.
I tre bacini sono tutti asserviti alla centrale idroelettrica
Luigi Einaudi
di
Entracque.
[fonte: depliant informativi ENEL]
La centrale idroelettrica di
Entracque
è stata intitolata nel 1999 a
Luigi Einaudi,
primo presidente eletto della Repubblica italiana.
Costruita tra il 1969 e il 1982, anno della sua messa in esercizio, la
centrale è scavata interamente nella roccia; è il maggior impianto idroelettrico italiano e,
all'epoca della sua ultimazione, risultava essere il maggior impianto del genere in Europa.
Per il suo funzionamento sfrutta i tre invasi, due dei quali artificiali,
del Chiotas, della Piastra e della Rovina.
Si tratta infatti di un "impianto di pompaggio", che non rilascia l'acqua utilizzata
per la produzione di energia ma la mantiene in circolo sfruttando gli invasi come
giganteschi serbatoi. Durante il giorno, per soddisfare i picchi di richiesta,
la centrale produce energia grazie ai 9 gruppi turbina/alternatore, azionati
prelevando acqua essenzialmente dal
Bacino del Chiotas.
Durante la notte, la centrale consuma energia elettrica
per pompare l'acqua, accumulata nel bacino della Piastra durante il ciclo di produzione,
nuovamente nel
Bacino del Chiotas.
L'energia utilizzata per il pompaggio è superiore a quella prodotta
dall'acqua per caduta. Tuttavia, il processo risulta economicamente vantaggioso
in quanto il costo dell'energia nelle ore notturne (sovente un eccesso non
altrimenti smaltibile prodotto dalle centrali termiche o nucleari) è decisamente inferiore
che nelle ore diurne.
Impressionanti i numeri dell'impianto. Le tre condotte forzate che arrivano in
centrale hanno una portata di 143 mc/sec, superiore alla portata media annua del
Fiume Po
a Torino; le condotte forzate hanno una lunghezza di 1550 m e compiono un salto
di 1048 m; le valvole rotative che aprono e chiudono il flusso dell'acqua
devono vincere una spinta di 1700 tonnellate, pari alla spinta generata da
20 Jumbo Jet in fase di decollo; la potenza di una turbina è di 150 MW, pari
a quella di 280 vetture di Formula 1 alla partenza; l'intero impianto ha una potenza di
1312 MW; il pezzo più pesante presente in
centrale è il rotore dell'alternatore, che da solo raggiunge le 260 tonnellate.
[fonte: depliant informativi ENEL]
Attraversato l'intero coronamento della diga 6, si segue verso sinistra la strada asfaltata (chiusa al traffico veicolare privato) che scende verso il Lago della Rovina, ben visibile sul fondo del vallone. Passati ai piedi della Diga del Colle di Laura e superata la breve galleria che sottopassa il canale scolmatore dell'invaso, si raggiunge un bivio: si abbandona la strada asfaltata che prosegue innanzi e si imbocca a destra la strada sterrata per il Rifugio Genova Figari (segnavia M8, Via Alpina, GTA). Alquanto sconnessa, ma solo nel ripido tratto iniziale, la sterrata costeggia prima il canale scolmatore quindi il coronamento della Diga del Colle di Laura, dove ricompare alla vista il Bacino del Chiotas 910. Con percorso a saliscendi la carrareccia costeggia la sponda sud-orientale dell'invaso, stacca a sinistra il bivio con il sentiero per il Colle di Fenestrelle (segnavia M10, Via Alpina, GTA, utilizzato nella tappa successiva), e infine raggiunge il Rifugio Genova Figari (2010 m, 0:40 - 0:45 ore dal Bacino del Chiotas) 3.
Già nel 1896 il Congresso Nazionale del CAI riconobbe la necessità di valorizzare
le Alpi Marittime, allora quasi sconosciute e prive di rifugi. La sezione Ligure,
incaricata di colmare questa lacuna, dopo numerosi sopralluoghi decise di
edificare un rifugio presso il
Gias del Monighet soprano,
nel
Vallone della Rovina,
a quota 1914,
con lo scopo di valorizzare le vie di salita sul
Massiccio dell'Argentera.
I lavori, eseguiti a tempo di record, iniziarono il 22 luglio 1897 e terminarono
il 10 settembre. Il
Rifugio Genova,
così venne battezzato, fu inaugurato il 15 agosto dell'anno seguente.
Assieme al
Rifugio Pagarì,
le due "Opere di Montagna", presentate in scala all'esposizione
internazionale di Torino del 1911, valsero alla sezione il "Gran diploma d'Onore".
La sorte del glorioso
Rifugio Genova,
primo assoluto delle Alpi Marittime,
fu segnata definitivamente nel 1968 quando iniziarono i lavori per la costruzione della
Diga del Chiotas,
il cui invaso avrebbe sommerso per sempre l'intera area del
Gias del Monighet.
Il nuovo rifugio, che mantenne la vecchia denominazione affiancata a quella di
Bartolomeo Figari,
fu realizzato dall'ENEL sulle sponde del
Lago Brocan
e terminato nel 1975; l'inaugurazione potè avvenire però solo il
14 agosto 1981, causa il protrarsi dei lavori alla diga.
Il rifugio è dedicato ad una figura storica dei primi del Novecento,
Bartolomeo Figari,
pioniere dell'alpinismo e dello scialpinismo di inizio secolo.
Nel 1906 fu coinvolto nell'incidente che costò la vita ad
Emilio Questa,
riportando una menomazione ad un arto inferiore.
Più volte Presidente della sezione Ligure del CAI, nel dopoguerra si adoperò
moltissimo per la ricostruzione dei rifugi danneggiati durante il conflitto.
Fu Presidente Generale del CAI dal 1947 al 1956, contribuendo alla realizzazione di due
eventi che segnarono per sempre la storia del sodalizio: la nascita del Corpo
Nazionale del Soccorso Alpino, cui lasciò alla sua morte nel 1965 tutti i suoi averi,
e la conquista italiana del K2, avvenuta il 31 luglio 1954.
[Rifugi e Bivacchi della Sezione Ligure del CAI, pp.8-9]
Da Borgo San Dalmazzo si risale la Valle Gesso in direzione Valdieri ed Entracque. Passato l'abitato di Valdieri, alla rotatoria, si prosegue diritti per Sant'Anna di Valdieri ed infine per Terme di Valdieri. Prima di entrare nell'abitato, proprio in fronte al cancello d'ingresso dell'Hotel Royal, una breve discesa asfaltata conduce ad un posteggio sterrato (a pagamento in alta stagione). Lungo la discesa di accesso al posteggio, sulla destra, ha inizio il sentiero.
--
Rifugio Genova Figari, www.rifugiogenova.it, tel. +39 0171 978138.
[AsF n.5] [Fra n.15] [Blu n.1] [IGC n.113] [IGC n.8]
I riferimenti dettagliati alle carte sono disponibili nella sezione Bibliografia.
Ultimo sopralluogo: Estate 2014
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