14.29 Le borgate di Marmora: Vernetti - Superiore - Reinero - Tolosano - San Sebastiano - Vernetti
Le borgate di Marmora: Vernetti (1230 m) - Brieis (1414 m) - Serre (1452 m) - Sodà (1461 m) - Superiore (1524 m) - Parrocchia (1567 m) - Reinero (1471 m) - Arvaglia (1491 m) - Urzio (1486 m) - Tolosano (1516 m) - Torello (1398 m) - Garino (1398 m) - Arata (1391 m) - San Sebastiano (1350 m) - Biamondo (1267 m) - Vernetti (1230 m)
+459 / -459
Dislivello [m]
2:45 - 3:05
Tempo [h:mm]
8269
Distanza [m]
E
Difficoltà
Tipologia
123456789101112
Periodo consigliato [mese]
Come molti altri comuni della valle, Marmora è un comune diviso in tante borgate.
Da Vernetti, che ospita la sede comunale, comincia questo itinerario ad anello che tocca
ben 14 borgate, quasi tutte ben esposte al sole e splendidamente ristrutturate. Ci si potrà
perdere tra tetti in lose, baite in pietra e legno, affreschi, cappelle e una miriade
di strutture ricettive che nulla hanno da invidiare alle località più blasonate delle Alpi.
Da non perdere, in borgata Parrocchia, nella canonica della chiesa, la biblioteca più
alta d'Europa con i suoi oltre 90.000 volumi.
Dal posteggio della borgata
Vernetti117
di
Marmora
(1230 m) si prosegue lungo la strada asfaltata per
Finello.
Dopo alcune decine di metri si imbocca sulla sinistra una stradina in salita,
sempre asfaltata.
Quando la breve stradina termina in una proprietà privata, si svolta a sinistra
sulla mulattiera che s'innalza nel bosco (segnavia S25).
La mulattiera incrocia la strada asfaltata per la borgata
Superiore
e prosegue come sentiero, abbastanza ripido.
Dopo alcuni minuti si ritrova la strada asfaltata: la si segue verso
sinistra per pochi metri prima di riprendere il sentiero che si stacca sulla destra.
Il sentiero lambisce la bella borgata
Brieis
(1414 m)
23,
passa alle spalle della piccola
Cappella della Santissima Trinità
(fontana) e continua a salire fino a
Serre
(1452 m), dove si ritrova la strada asfaltata per
Superiore.
Si prosegue a destra, ignorando, alle spalle della fontana, il vecchio
sentiero per
Sodà.
Poco oltre, si scende a destra sulla stradina asfaltata che conduce alle poche case di
Sodà;
appena prima di entrare nella borgata, si imbocca a sinistra una mulattiera inerbita.
La mulattiera stacca tre sentieri sulla destra ed infine, dopo una decisa svolta a sinistra,
sbuca nella borgata
Superiore
(1524 m, 0:55 - 1:00 ore da
Vernetti).
Giunti sulla strada asfaltata (fontana) che arriva da
Vernetti,
si prosegue a destra per qualche centinaio di metri, in leggera salita,
fino alla
Parrocchiale dei Santi Giorgio e Massimo457
in borgata
Parrocchia
(1567 m).
La
Parrocchiale dei Santi Giorgio e Massimo,
dal bel campanile romaico-gotico,
è già menzionata in documenti del Trecento, ma assume l'aspetto attuale nel
XVIII secolo; viene ulteriormente ingrandita negli anni immediatamente successivi la
seconda guerra mondiale.
All'interno è presente una sola navata con volte a crociera; nelle due profonde
cappelle laterali si trovano le testimonianze dell'antica chiesa.
Sotto il portico esterno, realizzato nel Seicento, si sono conservati
affreschi del XIV e XV secolo, unici rimasti di una decorazione che
verosimilmente ornava l'intero edificio. Un intervento di restauro alla
fine degli anni '80 del secolo scorso ha migliorato notevolmente la
lettura dei soggetti rappresentati nei vari riquadri: San Gregorio e
San Massimo; San Francesco che riceve le stimmate; San Cristoforo,
sovrapposto a quel che resta di un altro
San Cristoforo, trecentesco, di dimensioni minori e completamente picchettato;
all'estrema destra, san Girolamo.
Una curiosa iscrizione alla base degli affreschi, in parte in volgare
in parte in latino,
“Facendo male – sperando bene – lo tempo passa e la morte viene, 20 giugno 1459,
hoc opus celebratus fuit Thomas de Buscha pixit”
ne identifica l'autore in
Tommaso Biasacci
di Busca.
All'esterno della chiesa si trovano anche due meridiane, rispettivamente
del 1722 e del 1664, forse la più antica dell'intera valle;
entrambe sono state restaurate nell'Ottocento e, in seguito, nel 2008.
[Comune di Marmora, Chiesa Parrocchiale]
[Visit Valle Maira, SS. Giorgio e Massimo]
Qui la strada si divide: si continua sul ramo di
destra, in discesa, che passa tra la chiesa e la vecchia canonica.
«Migliaia di libri, circa 75.000, sono accumulati in perfetto ordine, non
funzionale ma estetico (per editore, per collana e per altezza) - recita il sito della
biblioteca - Collezioni intere es Treccani 7.000 volumi, Utet 10.000, Mondadori più
di 10.000, testi antichi, codici miniati e libri introvabili accumulati nelle
cinque stanze della biblioteca che assomiglia ad un labirinto ed è frequentata
da studenti, ricercatori, docenti universitari.»
Padre Sergio,
benedettino con tre lauree, arriva a
Marmora
da Roma nell'aprile del 1978 e vi resta per oltre trent'anni.
Trasforma la canonica della chiesa nel
Monastero di Santa Maria Nascente,
aperto all'ospitalità verso chiunque. Colleziona e riempe il monastero di libri,
di ogni foggia e natura, ma in particolare di saggistica, collane ed enciclopedie.
Nel 2007, quando il computo dei volumi sfiora la cifra di 60.000, li dona
interamente al Comune di
Marmora,
in cambio della promessa di lavori di ampliamento alla biblioteca-monastero
ormai strapiena
6.
Con l'avanzare dell'età, al suo fianco arriva Daniele Gangi, badante e fac-totum, ma
non l'ampliamento promesso.
Padre Sergio
chiede invano al Comune la restituzione dei volumi; alla sua morte, nel settembre
del 1914, nomina Daniele suo erede universale, ma la Diocesi di Saluzzo,
proprietaria della canonica, decide di sfrattare Daniele.
L'uscita di un film, "La Terra Buona", ispirato vagamente a Padre Sergio,
e la conseguente raccolta di firme aperta dalla casa produttrice, apre uno spiraglio
nell'intricata situazione.
Interviene la Regione Piemonte, che concilia le posizioni dei soggetti interessati:
la Diocesi dona la canonica alla Regione, che si farà dei lavori per trasformarla in una
Casa Museo; Daniele potrà restare a vigilare sui libri, che rimarranno
comunque di proprietà del Comune.
[La Biblioteca di Padre Sergio]
[La Stampa, Si avvera il sogno di Padre Sergio]
Al primo tornante si ignorano due diramazioni asfaltate distanti pochi metri:
la prima a sinistra per
Sagna Rotonda
e la seconda di fronte per
Reinero.
Tenendosi a destra a quest'ultimo bivio, si scende in breve sempre a
Reinero
(1471 m, 0:10 - 0:15 ore da
Superiore)
89
Alle prime case della bella borgata la strada termina e si trasforma in
mulattiera selciata: giunti sulla piazzetta principale, si attraversa la
strada che arriva da valle e si scendono i pochi scalini di fronte.
Svoltando a sinistra (est), si trova un'altra mulattiera, che
continua a perdere quota. Si supera un primo impluvio quindi, dopo un
traverso, si arriva ad un secondo impluvio.
Qui si lascia a destra la mulattiera che prosegue per
Arata
e si imbocca il sentiero che si stacca di fronte.
Si sale all'interno del bosco, abbastanza ripidi, incrociando subito due piccoli rii;
superata una diramazione a destra ancora per
Arata,
il sentiero raggiunge la borgata
Arvaglia
(1491 m circa)
10.
Le poche case sono servite da una strada asfaltata, che si segue verso destra,
in piano, fino all'altezza delle abitazioni, in parte dirute, di
Urzio
(1486 m)
11.
Si lascia l'asfalto per salire a sinistra verso le case ma, prima di
raggiungerle, si svolta a destra su un evidente sentiero.
Si passa un rio su un ponticello in legno, si riprende a salire in un bel lariceto
12
per doppiare un ampio costone, e infine si ridiscende
sulla strada asfaltata per il lontano
Colle d'Esischie.
Si procede a sinistra, salendo dolcemente a superare su un ponte il
Rio della Pena
nell'omonimo combale. Poco dopo, si lascia la strada principale e
si prende a destra la stradina asfaltata che termina alle prime case di
Tolosano
(1516 m, 0:45 - 0:50 ore da
Reinero)
131415,
borgata che ospita diversi affreschi di
Giors Boneto.
Giors Boneto
nasce a
Prato Guglielmo
di
Paesana,
nel 1746,
in una frazione ancor oggi denominata
Bonetti.
Manca la data certa della morte, ma una data appena intuibile su un
un suo dipinto, 1928, sembra confermare la longevità dell'artista,
che avrebbe superato gli 82 anni.
L'ultima opera datata con certezza risale invece al 1817.
A lui vengono attribuite circa 200 opere, tutte realizzate con
tratti elementari, la maggior parte distribuite tra le valli
Po e Varaita, dove peraltro inizia la sua attività di pintore;
altri lavori si trovano nella valli Maira, Grana, Stura, Vermenagna e Colla.
A
Marmora
realizza quattordici opere, quasi tutte su facciate di abitazioni.
Due sono le eccezioni: un dipinto su un opificio, un mulino-segheria a
San Sebastiano,
e due sulla facciata della cappella di
Tolosano,
unico caso nella sua lunga carriera di lavori su un edificio religioso.
Nelle sue opere
Giors Boneto,
al pari di altri pittori che operano nelle vallate alpine,
si rifà alla 'Legenda Aurea' di
Jacopo da Varagine,
frate domenicano e vescovo di Genova, stilata
nella seconda metà del Duecento: questi raccomanda di raffigurare,
per ogni santo, un oggetto o il simbolo del martirio in modo
tale da permetterne il riconoscimento anche da parte dei ceti
analfabeti della popolazione.
La commistione dei tratti semplici delle pitture di
Giors Boneto
con un simbolismo di facile interpretazione ha permesso così alle
persone di identificarsi con immediatezza e semplicità nella figura
del santo o del protettore.
[Pannelli informativi in loco]
Si scende a destra, tra le abitazioni, sulla mulattiera che
tocca la minuscola
Cappella di San Giorgio e Sant'Anna;
ed esce dalla borgata.
Ora su sentiero, si continua a perdere quota prima con stretti tornanti tra
pascoli e radi alberi, poi con un traverso in diagonale nel bosco che termina
su una strada sterrata.
Si va a destra, si passa nuovamente il
Rio della Pena
su un ponte in cemento e si entra a
Torello
(1398 m).
Andando a sinistra sulla strada sterrata si arriva in breve alla
Cappella di San Sebastiano.
Questa variante permette di accorciare il percorso, ma salta la visita di
quattro borgate:
Torello,
Garino,
Arata
e
San Sebastiano.
La borgata è raggiunta da una strada asfaltata, che si segue in leggera salita.
Superata la borgata
Garino
(1398 m), raggiunta da due diramazioni a sinistra,
ci si immette sulla strada asfaltata per
Tolosano.
La si segue verso sinistra, scendendo lentamente fino ad
Arata
(1391 m).
Arrivati ai piedi delle prime abitazioni, si abbandona l'asfalto per
il sentiero che si stacca a sinistra. Quasi invertendo la direzione di marcia,
con un traverso nel bosco si scende alla borgata
San Sebastiano
(1350 m, 0:30 ore da
Tolosano).
Oltre le abitazioni, una pista sterrata scavalca il
Rio Cogiolin
su un ponte carrabile in legno e si immette su una stradina asfaltata.
Qui è obbligatoria una breve digressione a sinistra, di poche decine di metri,
per arrivare alla
Cappella di San Sebastiano16,
affrescata da
Giovanni Baleison
alla fine del Quattrocento.
La
Cappella di San Sebastiano
intitolata anche a San Fabiano,
risale al 1450. In origine formata da un'unica aula, con abside semicircolare e volta a botte,
e orientata est-ovest, venne ingrandita con l'aggiunta di due locali ai lati: uno divenne la
sacrestia, l'altro l'attuale navata.
Al suo interno sono presenti affreschi di fine Quattrocento di Giovanni Baleison di Demonte,
pintore attivo tra tra Piemonte, Liguria e Francia, e autore anche della cosiddetta
'Cappella Sistina delle Alpi',
Notre Dames des Fontaines
a
La Brigue.
Gli affreschi raffigurano la storia dell'infanzia di Cristo, incluse scene
tratte dai Vangeli apocrifi, come il miracolo del grano durante la fuga in Egitto.
La natività si presenta oltremodo originale: una scena di vita familiare con
Maria che assiste la levatrice Zachele intenta a lavare il Bambino, e Giuseppe
che riscalda la minestra sul fuoco. Allegoria che simboleggia la protezione
di Giuseppe nei confronti della famiglia e, allo stesso tempo, la sua estraneità
al mistero della nascita di Cristo.
Altri affreschi sono dedicati alla vita di San Sebastiano, protettore dalla peste,
soldato romano convertito al cristianesimo e condannato a morte per aver aiutato detenuti cristiani;
è raffigurato trafitto da frecce, così come venne martirizzato.
Sulla facciata della cappella due affreschi, si intuiscono altri due affreschi,
San Cristoforo e San Bernardo da Mentone, con il demonio incatenato,
simbolo della vittoria sulle tentazioni.
A poca distanza si trovano i resti del mulino-segheria, con un affresco di
Giors Boneto
raffigurante la Madonna assunta in cielo; ai suoi piedi San Martino a cavallo,
San Sebastiano trafitto dalle frecce e San Matteo con un libro in mano.
[Comune di Marmora, Chiese e Cappelle]
Si svolta a destra, incominciando una lunga discesa che conduce ad un bivio:
si lascia a sinistra la diramazione per
Finello
e ci si tiene a destra.
Poco oltre si ignora il sentiero a destra per
Reinero
e si raggiunge il
Santuario della Madonna del Biamondo,
datato 1719 e sorto su un preesistente pilone votivo,
che versa in dubbie condizioni.
Si lascia un ultimo sentiero a sinistra che torna verso
Finello
e si rientra infine a
Vernetti
(1230 m, 0:25 - 0:30 ore da
San Sebastiano),
dove aveva avuto inizio questo interessante anello.
I pannelli informativi all'ingresso delle borgate provano a gettare
un po' di luce sulla toponomastica dei luoghi.
In rigoroso ordine alfabetico, ecco le ipotesi.
Arata deve il suo nome a lavourar (=arare, lavorare la terra).
Arvaglia si può ricondurre sia al latino arvum (=campo coltivato) o al locale
vejàr (=sorvegliare), per la posizione dominante.
Biamondo potrebbe derivare da ilamoun (=lassù) o da bià (= grano).
Brieis si ricollega al francese briller (=brillare), forse per
la posizione soleggiata, o a bresso (=riparo per pastori).
Garino dovrebbe essere il cognome del nucleo familiare che vieva nella borgata.
Reinero deve il suo nome o al cognome della famiglia residente o
ai termini a réino (=regina) o rèire (=antenati).
San Sebastiano prende il nome dal santo protettore dalla peste.
Serre indica un insediamento su ripiani erbosi in posizione elevata,
dall'omonimo termine di derivazione prelatina serre (=alto, superiore).
Sodà potrebbe riferirsi a fatti militari o leggende, da soudà (=soldato).
Superiore è evidentemente legato alla posizione elevata
rispetto alle altre borgate principali di Marmora.
Tolosano deriva dal cognome di una famiglia residente, Tholozan, sebbene
ci sia chi ipotizza un nesso con la fuga dei Catari sulle Alpi, attribuendo
a Tolosano il significato di 'proveniente da Tolosa'.
Torello forse deriva da tour, termine francese che indica un
utensile utilizzato dai tessitori di seta.
Urzio deve il suo nome a uerge (=orzo).
Vernetti, 'la Ruhà' in occitano, prende il nome da una famiglia residente in borgata
nel 1700; meno probabile la derivazione dal celtico verno (= ontano).
Urzio deve il suo nome a uerge (=orzo).
[Pannelli informativi in loco]
Accessi
Da Dronero si risale la Valle Maira fino a Ponte Marmora, dove si
svolta a sinistra per Marmora. Superato il bivio a destra per Canosio, si arriva
alla borgata capoluogo, Vernetti, dove sono disponibili alcuni posti auto.
Note
--
Pernottamento
--
Cartografia
[Fra n.11] [Fra n.11] [AsF n.7] [IGC n.111] [IGC n.7] I riferimenti dettagliati alle carte sono disponibili nella sezione Bibliografia.
Ultimo aggiornamento
Ultimo sopralluogo: Estate 2021
[Ultimo aggiornamento scheda: Autunno 2021]
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